Intervista alla Psichiatra di Oasimedica la Dottoressa Maria Arciadiacono

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Dottoressa, qual è la percezione che si ha comunemente dello psichiatra o di chi si avvale del vostro aiuto?

Generalmente si hanno dei preconcetti terrificanti e la categoria si batte da cinquant’anni per sfatarli. I malati psichiatrici non sono extraterrestri, ma il nostro vicino di casa o qualsiasi altra persona normalissima, ma che magari ha avuto una crisi per chissà quali migliaia di motivi. Un ‘problema’ nella percezione esterna è che la psiche non è individuabile in un organo ben preciso, ma qualcosa che è all’interno di una funzione di un organo, il cervello. Anche se non facciamo la diagnostica per immagini, se non abbiamo esami del sangue, etc le nostre diagnosi psichiatriche sono allo stesso livello di una diagnosi organica: dotate di un presupposto scientifico, non sono diagnosi filosofiche.

Come può esercitare uno psichiatra all’interno di Oasimedica®?

In una situazione ambulatoriale Oasimedica® lo psichiatra si occupa di tutto quello che può essere la patologia meno grave come per esempio i disturbi dell’umore come le depressioni, l’ansia, ma anche il disturbo bipolare.

Questi pazienti li seguo un po’ attraverso la cura farmacologica, il colloquio di verifica, altri invece in psicoterapia.

 

Quindi come si sviluppa il suo programma?

Quando vedo il paziente per la prima volta mi oriento su una diagnosi: è quindi un colloquio di accoglimento del disturbo del paziente e di inquadramento diagnostico della terapia. Il passo successivo è proporre al paziente un trattamento: in alcuni casi può prevedere soltanto una terapia farmacologica ed una verifica della situazione a distanza di un mese, altre volte assieme alla terapia farmacologica propongo anche un trattamento psicoterapico. Questo succede quando reputo che il problema debba essere trattato anche da un punto di vista psicologico perché la sola cura farmacologica non basta.

 

Quanto può durare una terapia?

Le terapie vanno approcciate con i giusti tempi, generalmente le tempistiche sono medio-lunghe, anche se mi è capitato di dover impostare delle terapie brevi (otto colloqui) ma dipende sempre dal tipo di problematica che va affrontata. Le mie psicoterapie sono diverse, più elastiche, io non impongo un tempo all’inizio del contatto con il paziente, non dico al paziente che il lavoro che faremo insieme durerà sei mesi, un anno, sei anni. Ho dei pazienti che vedo regolarmente da quattro anni, tutte le settimane, altri pazienti li seguo anche da molto di più: quindici anni.

Anche la frequenza delle visite può variare notevolmente, non è detto che debbano essere settimanali o mensili.

 

Qui in Oasimedica® ha la possibilità di collaborare con altri specialisti che potrebbero essere utili ai suoi pazienti durante la terapia?

Assolutamente si, ci sono professionalità molto interessanti da questo punto di vista in Oasimedica®. C’è la psicomotricista, la musicoterapeuta: si tratta di colleghi con una formazione specifica su terapie non verbali: può essere una risorsa importante perché può capitare di avere un paziente più adatto appunto alla comunicazione non verbale. Io posso appoggiarmi in ottica interdisciplinare a questi specialisti e attivare un lavoro in rete importante. Io magari inizio la cura più prettamente farmacologica e loro si occupano invece di seguire i pazienti con attività e tecniche differenti.

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